I diamanti colorati più antichi e famosi della storia

Secondo la storia, con il ritrovamento dei primi diamanti collocati nei depositi alluvionali, fiumi e torrenti dell’India, nasce intorno ad essi, un vero e proprio commercio.La maggior parte delle persone associa i diamanti a pietre perfettamente incolore, in realtà pare che i più antichi e famosi diamanti della storia siano colorati.Glie esperti ritengono che nel 1871 furono estratti per la prima volta oltre un milione di carati di questa pietra preziosa.

DIAMANTI ROSA
1. Darya-i- Nur
Il “Darya-i-Nur”, o “Mare di Luce”, è una pietra rosa chiara,
tagliata a tavola, ed è uno dei più antichi diamanti colorati
naturali al mondo. Al momento questa preziosissima pietra,
classificata come il più grande diamante rosa scoperto fino
ad oggi, è incastonata in un gioiello reale.
Data la sua posizione dalla quale non si può estrarre, il peso
che ha potuto attribuirgli la GIA è solo una stima, valutata tra
i 175 ed i 195 carati.
Originaria dell’India, all’inizio dell’XI secolo la pietra inizialmente
apparteneva alla dinastia Kakatiya, rubata successivamente dalla
Khilji Dunasty, per essere consegnata al primo imperatore Moghul dell’India.
La pietra fu infine saccheggiata dal re di Persia, Nadir Shah, durante la sua invasione di Agra e Delhi nel 1739.
Durante il regno di Re Naser al-Din, il diamante fu incastonato in una splendida cornice circondata da 457 diamanti più piccoli, 4 rubini e collocato tra un leone ed il sole, entrambi simboli delle origini ariane dell’Iran.
Oggi, la pietra si trova ancora in questa esatta cornice ed è il diamante più celebre tra tutti i gioielli della corona iraniana.
2. Nur-ul-Ain
Considerata la pietra gemella del “Darya-i-Nur”, “Nur-ul-Ain”
(alias La luce dell’occhio) è un diamante color rosa chiaro, a
taglio ovale, da 60 carati.
Come il “Darya-i-Nur”, anche questo fu saccheggiato durante
l’invasione persiana dell’India del 1739.
Attualmente la pietra è il fulcro di una magnifica tiara, in platino,
accompagnata da 324 diamanti rosa, gialli e incolore di varie forme
e dimensioni; questo pezzo d’arte apparteneva all’imperatrice Persiana
Farah Pahlavi e prima ancora all’ultimo Scià dell’Iran.
Si ritiene che sia il “Darya-i-Nur” sia il “Nur-ul-Ain” siano stati tagliati dal
bellissimo “Great Table”, un’enorme pietra rosa pallida, che pesava ben 400 carati.
Si narra che questa azione sia stata teorizzata nel 1692 per la prima volta dal famoso
viaggiatore e gioielliere francese del 17° secolo, Jean Baptiste Tavernier, il quale affermò di aver visto la pietra nella miniera del Golconda, nel sud dell’India.
>Nel 1965 la sua teoria fu confermata da una squadra di gemmologi canadesi del Royal Ontario Museum durante un esame approfondito dei gioielli imperiali iraniani.

DIAMANTI GIALLI
3. Il fiorentino
Ritenuto originario dell’India durante il XV o il XVI secolo,
questo diamante prese il nome dalla città di Firenze,
che era governata dalla famiglia dei Medici; il diamante
giallo chiaro da 137,27 carati presenta un notevole doppio
taglio a rosa con 9 lati e 126 sfaccettature.
Questo bellissimo diamante è passato attraverso una pletora
di proprietari, sia legalmente che illegalmente.
La sua storia antica è spesso fortemente contestata,
una precisa documentazione storica iniziò nel 1657 quando
Jean Baptiste Tavernier vide la pietra tra i possedimenti del
Granduca di Toscana, Ferdinando II de Medici.
La pietra sarebbe quindi passata nelle mani degli Asburgo attraverso
il matrimonio di Francesco III Stefano di Lorena con l’imperatrice
Maria Teresa d’Austria, dove sarebbe stata collocata tra i gioielli della corona asburgica nell’Hofburg di Vienna.
Dopo la caduta del grande impero austriaco, durante la prima guerra mondiale, il diamante fu portato in Svizzera da Carlo d’Austria al tempo del suo esilio, in seguito, dopo il 1918, fu rubato di nuovo e portato all’estero in Sud America.
Negli anni ’20, si persero le tracce di questo importante diamante, la sua storia sembra proseguire negli USA dove si presume che sia stato nuovamente tagliato e venduto.


DIAMANTI VERDI
4. Il verde di Dresda
Il Dresden Green è un magnifico Fancy di color verde, purezza VS1,
peso di 40.7 carati, taglio a goccia e classificazione IIa.
Nonostante sia stato tagliato prima del 1741, la qualità della sua
finitura è stata sufficiente per stupire i gemmologi GIA, ricevendo
un’ottimo anche dai rigidi standard di classificazione presenti ad oggi.
Il colore della pietra è quasi omogeneo in tutto il suo corpo; una
caratteristica che non si vede comunemente tra i diamanti.
Nonostante alcune speculazioni sulle sue origini (si ritiene provenga
dalla miniera di Kollur in India), la storia del diamante è ben documentata
fin dal 1741, quando fu acquistata dal re di Polonia, Augusto III, durante la
grande fiera annuale di Pasqua del 1741, a Lipsia.
Nel 1746, la pietra era già stata incastonata nella sua seconda montatura che incorporava numerosi piccoli diamanti incolore, insieme ad un’altra pietra storica, il “Bianco di Dresda”.
Nonostante la sua magnificenza, il gioiello (alias il Vello d’oro) fu smantellato dopo la “guerra dei sette anni” (1756-1763).
L’area contenente il “Verde di Dresda” fu successivamente collocata come parte di un altro gioiello durante il 1768 e fu resa disponibile per la mostra al pubblico.
Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, l’intera collezione delle “Volte Verdi” fu conservata nella fortezza di Konigstein e nel 1945 nuovamente trasportata a Mosca per essere custodita fino 1958, quando venne restituito e messo in mostra nel 1959, dopo 17 anni.
Nel periodo 2000-2001 il “Dresden Green” è stato presentato alla Galleria Harry Winston della Smithsonian Institution insieme a Hope Blue.
Nel 2004 furono completati i restauri al “Dresda” e alla “Volta Verde” e riportati al loro legittimo posto, dove sono tuttora in mostra pubblica.
DIAMANTI BLU
5. Il diamante della speranza
Si dice che questo diamante dal peso di 45.54 carati, taglio a cuscino,
classificato llb e chiamato “Fancy Dark Greyish Blue”, sia originario dalla
miniera di Kollur a Golconda, in India e che inizialmente fu acquistato da
Tavernier a metà del 1600 come un diamante triangolare da 112 carati.
Nel 1673 il diamante fu venduto a re Luigi XIV e fu tagliato a 67 carati per
essere indossato in occasioni cerimoniali (in seguito fu donato a Maria Antonietta).
Durante la rivoluzione francese del 1792 la pietra venne rubata nel 1792 e
riemerse nel 1812, da origini ignote, come diamante di 44,25 carati ed
acquistata dal commerciante di diamanti Daniel Eliason di Londra.
Nel 1839 la gemma fu acquistata da Henry Philip Hope e continuò a cambiare proprietà dopo la sua morte fino a quando non finì nelle mani di Pierre Cartier nel 1910.
Durante questo periodo la pietra fu incastonata in un cerchietto a tre livelli ed utilizzata per sedurre l’erede mineraria di Washington DC, Evelyn Walsh McLean la quale lo inserì come ciondolo su una collana di diamanti bianchi e rimase in suo possesso fino alla sua morte nel 1947.
Alla morte della signora McLean il famoso gioielliere Harry Winston ne acquistò la proprietà per poi alla Smithsonian Institution di Washington DC dove è una delle principali attrazioni della sala dei minerali.

6. Il Wittelsbach-Graff
Questa diamante si suppone che sia il gemello del diamante “Hope”.
Wittelsbach-Graff” è un capolavoro di Fancy Deep Blue, pesa 31,06
carati ed è internamente impeccabile.
Dopo essere stata posseduta da una lunga schiera di membri delle
famiglie reali europee, il diamante venne incorporato nei gioielli della
corona bavarese nel 1722, dove rimase per oltre un secolo.
Nel XX secolo, venne esposto al funerale del 1921 di Ludovico III di
Baviera e all’esposizione universale di Bruxelles del 1960. Fino al 2008
venne venduto ben 3 volte, quando il gioielliere inglese Laurence Graff lo acquisto per una cifra record di 16,4 milioni di sterline. In questa occasione, il gioielliere, lo fece tagliare da esperti gemmologi, per eliminare alcune imperfezioni. Con questo taglio il diamante originale perse circa 4 carati, arrivando al peso attuale di 31,06 carati.
